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Ritratto di una ragazza scomoda

  • Immagine del redattore: Erika
    Erika
  • 16 dic 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Avete presente quando ci svegliamo con la sensazione di non poter tenere a freno le parole? A me in realtà accade spesso, le trattengo nella mente e poi le lascio scivolare fuori dalla mia penna.


Oggi ho avuto la dimostrazione che la mia penna sta andando nella direzione giusta per me e, come tutte le cose che funzionano, trovano degli ostacoli sul proprio percorso.


Mi è stato chiesto, in modo molto subdolo, di fare la “ghost-writer su alcuni pezzi che io avevo proposto, in cambio di tante promesse. E sapete cosa ho fatto? Ho fatto uscire la mia voce bella chiara, chirurgica e fulminante.

  • sei una ragazza scomoda

  • più che scomoda sono una ragazza che non si accomoda. Non scenderò a compromessi. La mia scrittura non è in vendita

E ho riagganciato.


Quello che io sento come coraggio probabilmente è stato sentito come un atto di arroganza, ma non posso piegarmi.


Amo i miei princìpi come molte ragazze amano i prìncipi. Ci ho provato a farmi andare bene quello che molti sognano e che viene visto come l’obiettivo della vita: la sicurezza della routine quotidiana ma per me è una gabbia.


Ho sempre avuto bisogno di essere indipendente, di lavorare, di viaggiare, di esprimermi con rispetto ma in piena libertà. A questa libertà non ci posso rinunciare: tiro sempre dritta, mi butto, rischio di andare in all-in su tutto quello che faccio ma va bene, mi fa sentire viva, attaccata alla vita.

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Mi sono sentita sempre dentro una gran fretta di diventare, ma a tratti era difficile capire cosa eppure io continuavo a scrivere e infatti il libro che sto scrivendo è una storia di formazione ed emancipazione. È la mia storia.


Quello che ho capito è che ciò che scrivo non può essere che il riflesso di me e sono arrivata a questa convinzione quando mi sono decisa a scrivere le parole che avevo paura di dire o di scrivere. Questo per me è inseguire il mio sogno, vivere la mia vita senza costruirmi una gabbia.


Non so stare con la testa immobile, ho ripreso un altro sogno quest’anno che è la ricerca e proprio la ricerca mi dà la possibilità di avere i miei tempi e i miei spazi ed è complementare al mio bisogno di scrivere e di raccontare.


Mai come quest’anno, però, mi sono sentita come il filo in mano alle tre Parche: se non fossi andata a Torino non mi sarebbe ripresa la voglia di ributtarmi a capofitto nella ricerca, se non avessi fatto l’incidente non avrei preso in considerazione il concorso, se non avessi mandato alcune (tante) mail non si sarebbero aperte altre strade… e poi c’è un se (forse quello più avvincente per le pagine della mia vita) che in questo momento è troppo complicato da raccontare ma che mi ha dato modo di conoscermi più da vicino e non so ancora dove mi porterà: alla fine devo pur lasciarvi con qalche elemento di suspance altrimenti che scrittrice sarei!


Ma ne ho un ultimo che invece posso raccontarvi. Se non vedessi tutte le mattine la macchina da scrivere di Oriana Fallaci quando entro a lavoro non mi sarebbe chiara una cosa: questo anno per me è stato importante per trovare la mia voce sia da un punto di vista della scrittura sia da un mio punto di vista di raccontare tramite il mio storytelling quotidiano sui social quello che vedo e quello che assaggio.


Tutto è iniziato con #erikavitadadottoranda portandovi in giro con me ai convegni per l’Italia e per l'Europa e poi è arrivata #missinflorence che sta piano, piano trovando il suo posto nel mondo... Per cui qualsiasi decisione prenderà Erika, ci sarà sempre #missinflorence (o nel mondo) pronta a raccontarsi.

Intanto però vi anticipo che presto #missinflorence vi parlererà di #missfallaci proprio qui con la rubrica "Miss in Florence racconta Miss Fallaci": la mia idea non è in vendita e non ditemi se non è un caso che la nuova fiction che uscirà nel 2025 sugli anni della formazione della mia giornalista preferita abbia qualche tratto in comune con me e con il mio nome.

 
 
 

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